lunedì 29 ottobre 2012

Razionalità ed irrazionalità, la psicologia dell’investitore e le trappole della finanza comportamentale

Il cittadino medio è in preda al panico da instabilità per il lavoro, per il risparmio e per il futuro, sia suo che dei propri figli.
Il panico è il sentimento dominante nei comportamenti di massa. Siamo abituati ad associarlo al caos e allo smarrimento, senza pensare che può essere veicolato, accresciuto oppure diminuito da segnali e comportamenti che ci circondano. Celare queste considerazioni nella realtà d’oggi, per valutarne i risvolti su economia e finanza, non può prescindere da un’attenta analisi del ruolo che attualmente rivestono i mass media e di quali e quanti siano i mezzi a loro disposizione.
La velocità con cui circolano le informazioni è aumentata a dismisura. Questo è l’aspetto fondamentale. Le azioni vengono prima del pensiero, le notizie rimbalzano tra siti internet e telegiornali come spot telegrafati. Dati, indici di borsa e previsioni sgorgano in flusso continuo chiamando i risparmiatori a prendere decisioni prima ancora di aver compreso le cause dei movimenti in atto, ammesso che queste esistano. Si creano così i comportamenti di massa, il panico appunto. L’emotività, dunque, investe i piccoli risparmiatori, come gli economisti, le grandi società d’investimento, come gli opinionisti. Vi sono buone ragioni per ritenere che siano queste le cause dell’attuale spaccatura tra economia e finanza. Mai come ora i flussi di capitale non rispecchiano le sottostanti economie, tra le quali certamente l’economia europea.
Nelle previsioni di sviluppo di un Paese gli economisti, per paura di sbagliare, tendono a mantenere la prospettiva del trend in atto, peggiorando ulteriormente la vision futura. Per ovviare a questi errori di interpretazione, in finanza si sta diffondendo una nuova scuola di pensiero che si sviluppa attraverso una disciplina a cavallo tra psicologia ed economia. Essa studia l’impatto dell’emotività nei comportamenti dei risparmiatori, estendendolo al modo di agire degli operatori, siano questi economisti, ricercatori o gestori.
La finanza comportamentale è una branca relativamente nuova della psicologia che si occupa di studiare il comportamento degli individui di fronte alle scelte di investimento; l'idea alla base di questa disciplina è semplice: i mercati sono costituiti da persone che interagiscono tra loro sulla base sì di informazioni oggettive ma anche della loro personale percezione e interpretazione di queste ultime; a volte il comportamento di una parte o di un gran numero di soggetti esce da modelli propriamente razionali proprio per l'intervenire di fattori psicologici o per l'errata percezione delle informazioni a disposizione. Ci troviamo, come nel 2011, ad assistere a mercati in preda al panico senza un preciso motivo, solo perché informazione e comportamenti di massa provocano movimenti unidirezionali senza un obiettivo specifico, finendo inevitabilmente a favorire gli speculatori(sempre gli stessi), incassando perdite e sentiment negativo che le conseguenze comportano, ripeto senza una motivazione di fondo accettabile; allo stesso modo(sempre con la memoria corta) i mercati salgono seguendo il movimento del denaro e non delle aspettative che ultimamente giocano un ruolo molto marginale.
Ma non ci sono rose senza spine, ed anche in campo di analisi psicologica esistono dei fenomeni che interessena l’investitore e che possono influenzare le scelte d’investimento razionali.
Di seguito elencati con una breve definizione i principali comportamenti indiziati che possono generare conseguenze poco piacevoli:
-istinto gregario: tecnicamente è definito come la tendenza a seguire la massa e ad adattare il proprio pensiero all'opinione prevalente.
-distorsione da autoattribuzione: gli esperti la definiscono la tendenza ad attribuirsi il merito di un evento favorevole anche se in realtà le cose non sono andate così.
-distorsione della rappresentazione: è definita come la tendenza a immaginare parallelismi fra eventi che appaiono simili ma che sono in realtà profondamente diversi.
-dissonanza cognitiva: gli psicologi la descrivono come la predisposizione ad ignorare le informazioni che non corrispondono alla propria visione del mondo.
-avversione alle perdite: nella psicologia dell'investitore medio è visto come estremamente negativo chiudere una posizione in perdita per questo si preferisce mantenere in portafoglio titoli anche con prospettive future negative invece di liquidarli.
-ancoraggio: è la tendenza delle persone, di fronte a decisioni complesse, di formarsi un numero o punto di riferimento sulla base del quale effettuare le proprie scelte.
Come evitare le trappole della finanza comportamentale? Innanzi tutto diventando coscienti che esistono e ricordando che a volte gli elementi irrazionali prendono il sopravvento su un mondo che, in fondo, è costituito da individui e non da macchine.
Alla prossima, un abbraccio Mauri

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