QUALE FUTURO CI ATTENDE?...
Come ha efficacemente sintetizzato Münchau sul Financial Times , la Bundesbank ha detto che non ci può essere un’unione bancaria senza un’unione fiscale, la Merkel sostiene che non ci può essere un’unione fiscale finché non ci sarà quella politica e Hollande ha precisato che non ci può essere un’unione politica finché non ci sarà un’unione bancaria. Nel gioco delle parti, ognuno cerca di passare la patata bollente al vicino per non scottarsi le dita, invocando la necessità di un primo passo da parte degli altri.
Le elezioni greche hanno visto la vittoria degli "europeisti" del partito conservatore greco: sarà l'inizio di un cammino lungo e doloroso del Paese per entrare negli schemi dei diktat teutonici, o più semplicemente e pragmaticamente il passo necessario per avere un altro po’ di soldi dall'Europa?
Le logiche che prevalgono oggi sono quelle di breve termine, in grado di portare prevedibili risultati concreti nell’immediato. Che poi questi durino nel tempo interessa relativamente poco, essendo comunque il futuro incerto e variabile. La gente vuole risultati immediati in ogni campo.
I politici europei, i governi, le decisioni dei sistemi democratici attuali vengono valutati dai mercati finanziari globali, che ragionano overnight, scontando ogni possibile scenario sulla brevissima distanza in positivo o negativo. I tempi della Democrazia europea sono molto lunghi. All'aumentare dei rischi di un fallimento dell'euro, con effetti su scala sistemica – come potrebbe avvenire, per esempio, in caso di fallimento delle banche spagnole - aumenta anche il calibro delle cartucce sparate - si veda il bailout da 100 miliardi di euro della Spagna. Il problema, tuttavia, è che si tratta pur sempre di cure palliative che vengono subito digerite e annullate dal mercato: al momento in cui scrivo lo spread decennale Spagna-Germania è al suo record massimo storico (5,684599%)… !
Ecco un altro esempio degli effetti di questa asincronia tra mercato e politica: leggo in un report finanziario (e già scaduto di validità) che venerdì Moody’s ha definitola Polonia un “safe heaven”, sulla base di una valutazione fondamentale del Paese e della sua economia. Questo ha generato un rally sulla Polonia (valuta e Cds) che però, essendo considerata ad "alto beta" (vale a dire reattiva nel bene e nel male), al momento in cui sto scrivendo a seguito delle incertezze sull'Eurocrisi che continuano a persistere ha già quasi completamente ritracciato. Ormai scrivere di finanza non ha quasi più senso: viviamo in un mercato umorale, risk on - risk off, che prevarica in velocità la profondità di qualsiasi analisi.
L'estate che ci aspetta sarà lunga e calda, mentre le sfide aperte richiedono anzitutto ai politici spalle più larghe di quanto un essere umano possa avere. Dunque l’incertezza continuerà a regnare sovrana.
Qualche giorno fa ho preso parte ad un meeting organizzato dal “Centro studi Ilva”, relatori eccezionali, grande preparazione e proprietà di linguaggio adeguata a trasmettere al meglio concetti e situazioni economico/politiche che caratterizzano il nostro paese e non solo.
I politici europei, i governi, le decisioni dei sistemi democratici attuali vengono valutati dai mercati finanziari globali, che ragionano overnight, scontando ogni possibile scenario sulla brevissima distanza in positivo o negativo. I tempi della Democrazia europea sono molto lunghi. All'aumentare dei rischi di un fallimento dell'euro, con effetti su scala sistemica – come potrebbe avvenire, per esempio, in caso di fallimento delle banche spagnole - aumenta anche il calibro delle cartucce sparate - si veda il bailout da 100 miliardi di euro della Spagna. Il problema, tuttavia, è che si tratta pur sempre di cure palliative che vengono subito digerite e annullate dal mercato: al momento in cui scrivo lo spread decennale Spagna-Germania è al suo record massimo storico (5,684599%)… !
Ecco un altro esempio degli effetti di questa asincronia tra mercato e politica: leggo in un report finanziario (e già scaduto di validità) che venerdì Moody’s ha definito
L'estate che ci aspetta sarà lunga e calda, mentre le sfide aperte richiedono anzitutto ai politici spalle più larghe di quanto un essere umano possa avere. Dunque l’incertezza continuerà a regnare sovrana.
Qualche giorno fa ho preso parte ad un meeting organizzato dal “Centro studi Ilva”, relatori eccezionali, grande preparazione e proprietà di linguaggio adeguata a trasmettere al meglio concetti e situazioni economico/politiche che caratterizzano il nostro paese e non solo.
Il professor Gilardoni, bocconiano doc, ha mostrato uno studio durato più di un anno, ed inviato gratuitamente al nostro “Governo” sui costi del “non fare”, impressionanti i numeri e soprattutto le occasioni perse, non siamo in grado di presentare progetti che permettano l’utilizzo di fondi europei, e stiamo parlando di svariati milioni di euro, occasioni perse per creare e migliorare non solo infrastrutture ma anche e soprattutto posti di lavoro, lungimirante e quanto mai vero, l’intervento del rappresentante di CONFINDUSTRIA di Brindisi, il quale con una disamina quasi chirurgica della situazione Italia, ha concluso il suo intervento fotografando la situazione del mezzogiorno esaltandone l’immobilità e l’assenza di idee, solo perché queste vengono sistematicamente bocciate o rinviate nella messa in opera facendo scadere puntualmente i termini per poter usufruire dei fondi della Comunità Europea.
Cari amici, la situazione è di un immobilismo disarmante in tutti i settori, sui libri di economia ho studiato la “deflazione” termine quanto mai discusso nel suo significato intrinseco, ma che abbiamo potuto osservare da vicino analizzando nell’ultimo decennio la situazione economica della potenza Giappone. Mancano i leader, quelli veri, capaci di assumersi le responsabilità delle scelte, non giochiamo da soli la partita, dobbiamo fare molta attenzione, per ora abbiamo avuto solo la fortuna di arrivare ai supplementari ma il tempo sta per scadere…
A presto Mauri